Impact: grezzo? Sì. Irruento? Pure.

Grezzo? Sì. Irruento? Pure. La sana e robusta costituzione gli permette però di parlare forte e chiaro ogni qualvolta lo desideri. E di farsi ascoltare sempre con molta attenzione.

impact

 

 

L’Impact è certamente uno dei font che incontriamo più spesso navigando in rete. Spesso, il commento ai famosi “meme” che appaiono frequentemente nel social network utilizza infatti questo massiccio carattere: la ragione è che qualsiasi scritta realizzata in Impact ha il potere di farsi leggere perfettamente quando sovrapposta a un’immagine.

La sua origine è però antecedente all’era digitale: fu infatti brevettata nel 1965 da Geoffry Lee e immediatamente adottato da pubblicitari e designer dell’epoca. Nel ’96 Microsoft ne acquisì i diritti, lo inserì nell’elenco dei font standard per internet e quindi diffuso attraverso milioni di computer.

Brush: vive con la testa sempre tra le nuvole

Vive con la testa sempre tra le nuvole, disegna sui tovagliolini del bar ed è così sovrappensiero che nel caffè gli capita spesso di versarsi del sale.
Che ci volete fare? È un artista!

Brush

 

 

La famiglia delle font Brush è vasta ed estremamente creativa: dai logotipi che riproducono le vecchie insegne dei negozi a caratteri che reinterpretano i graffiti che appaiono sui muri delle nostre città, lo scopo comune è quello di offrire lettere, segni grafici e punteggiatura che diano l’impressione di essere realizzati a mano, utilizzando un pennello.

Il Brush è logotipo perfetto per creare titoli giocosi e divertenti, brevi frasi emozionali e loghi evocativi. Per creare piacevoli contrasti visivi o per dare al messaggio maggiore autorevolezza, si associa abitualmente a font più convenzionali.

Vacanze social… Come i social network hanno cambiato la tua vacanza

L’influenza crescente dei social media sulla nostra vita quotidiana si è rapidamente estesa nei modi in cui scegliamo una vacanza o un viaggio.

Sempre più persone usano le nuove tecnologie per informarsi sulle località o prenotare viaggi, sia con i social network che le applicazioni mobile. I viaggiatori hanno così la possibilità di confrontare i prezzi, di controllare gli orari dei voli, di trovare numeri telefonici o di cercare informazioni utili per il viaggio.

Una ricerca ha riportato i seguenti dati sui comportamenti degli utenti:

Persone che affermano che i commenti letti sui social network influenzano le loro decisioni per prenotare strutture o vacanze
50%
Gli utenti di Facebook ispirati dalle foto e video pubblicati da amici
52%
Usa un’app mobile per cercare un hotel
30%
Gli utenti che hanno fiducia nelle recensioni
70%
Viaggiatori che continuano ad usare il proprio smartphone anche durante la vacanza
90%
Utenti, che una volta prenotato il viaggio, tornano su Facebook per annunciare la vacanza, inserire fotografie e condividere le proprie esperienze
55%
Viaggiatori che tornano sui social media e fine vacanza per lasciare una recensione su hotel e ristoranti
46%

Internet delle cose. La cosa pensa, la cosa fa

Sono circa nove miliardi i device che ogni giorno si connettono alla rete, un’enorme ragnatela virtuale – destinata raggiungere i 30 miliardi di utenti entro il 2020 – che unisce tra loro le persone in ogni parte del Pianeta. Già da ora però, ne fanno parte anche tanti oggetti di uso comune: l’Internet delle Cose (Internet of Things – IoT) permette a moltissime tipologie di prodotto, dal frigorifero al semaforo, di comunicare dati su loro stessi e ad accedere a informazioni raccolte da altri.

Grazie all’identificazione a radio frequenza (Rfid) e i codici QR o mobtag, possiamo fornire un’identità elettronica alle cose e ai luoghi, sistemi che permettono la comunicazione diretta di informazioni alla rete o ai dispositivi mobili come smartphone e tablet. L’oggetto diventa così “intelligente”, assumendo e trasferendo informazioni da internet al mondo reale – e viceversa, attivandosi e disattivandosi a secondo delle esigenze. I dispositivi e gli oggetti possono infine collegarsi a software di analisi dei dati e trasmettere dati e informazioni dalla vita reale direttamente ai computer e ai software di analisi.

Le potenzialità sono davvero enormi e non è difficile immaginare come l’Internet delle Cose potrà cambiare la nostra vita in modo radicale: gli “oggetti intelligenti”, capaci di prendere decisioni in modo autonomo, permetteranno di risparmiare energia, a livello personale, a livello di comunità, nel commercio e nell’industria. Smart home, smart-city e smart grid sono termini che stanno con prepotenza entrando a fare parte del vocabolario comune.

In negozio come online

Un recente studio condotto da analisti americani ha evidenziato l’enorme interesse da parte di manager ed executive del settore retail nei confronti dell’Internet delle Cose: la nuova tecnologia porterà infatti a una maggiore visibilità nelle operazioni di fornitura, ottimizzando la gestione del magazzino e ovviando al fenomeno dell’esaurimento scorte; questo permetterà una più razionale selezione dei prodotti, operata in base alle preferenze del cliente, offrendo al pubblico la migliore customer experience possibile.

Negozi specializzati, grandi magazzini, catene e supermercati, store di elettronica, per la casa e commercianti di abbigliamento stanno già investendo in tecnologie IoT per la verifica automatica dell’inventario, per la sicurezza e per le operazioni di marketing sulla base di criteri geografici. Entro pochi anni, il rivenditore sarà in grado di personalizzare ogni visita in negozio, sapendo addirittura quando un cliente specifico sarà in negozio. Esattamente come succede oggi quando visitiamo i siti di vendita online.

I rivenditori stanno così preparandosi a tenere il passo dei Millennial, la prima vera generazione di nativi digitali, che utilizzano la tecnologia in modo del tutto naturale e che nutrono grandi aspettative verso internet e per tutto quello che si può fare online. L’analisi del carrello del consumatore, la segmentazione e una raccolta centralizzata dei dati sul cliente sono le iniziative principali intraprese dai retailer.

Industry 4.0, la nuova rivoluzione

Con Industry 4.0 si definisce quel processo che porterà la produzione industriale a essere del tutto automatizzata e interconnessa: le nuove tecnologie digitali, tra le quali l’Internet delle Cose, avranno un impatto profondo nell’utilizzo dei dati per la produzione e sulle tecniche di analisi dei dati, fornite dalle macchine che “imparano” dai dati raccolti e analizzati.

Le aziende italiane investono circa il 10% del budget in ricerca e sviluppo per la digitalizzazione dei processi produttivi, consapevoli delle possibilità che l’internet delle cose può fare a livello industriale. L’uso di tecnologie IoT in ambito industriale snellisce infatti i processi logistici necessari nella gestione dei macchinari, permettendo, di conseguenza, un risparmio in termini economici.

Il monitoraggio del flusso di produzione in tempo reale consente ai responsabili di prendere decisioni più rapide, eliminando gli sprechi e assecondando con maggiore reattività le esigenze del mercato. La connessione in rete a livello di sensori è inoltre in grado di rilevare in modo immediato guasti e malfunzionamenti – spesso prima che si verifichino -, creando più elevati livelli di efficacia ed efficienza.

Come per il settore retail, con l’utilizzo di dispositivi intelligenti, anche nel campo manifatturiero è possibile sviluppare sistemi di riassortimento che consentono di gestire le scorte ottenendo meno sprechi e occupando meno spazio. La presenza di sensori a scaffale permette poi di verificare la giacenza in real time e il conseguente riordino delle materie prime o dei semilavorati.

Times New Roman: è snob, ma è il primo ad ammetterlo

Percorre le autostrade informatiche a bordo di una vecchia e comoda berlina, alimentata a solide convinzioni e opinioni incrollabili. È snob, ma è il primo ad ammetterlo. Con orgoglio.

Times New Roman

 

 

Il Times New Roman è uno dei più famosi caratteri tipografici al mondo. La sua storia è fonte di discussione tra gli appassionati: ufficialmente fu ideato da Stanley Morison nel 1931 quando il quotidiano inglese “The Times” gli commissionò un font più moderno e leggibile del vecchio Times Old Roman fino a quel momento utilizzato.

Recentemente, sono però apparsi dei documenti che attestano la sua paternità a un costruttore di barche chiamato William Starling Burgess. Un caso che avrebbe fatto la felicità di Sherlock Holmes!

Comic Sans: quello che nessuno prende mai realmente sul serio

Quello che nessuno prende mai realmente sul serio: anche se dovesse descrivere il più profondo tra i sentimenti, si sentirebbe sempre qualcuno sghignazzare in fondo alla sala.

Comic Sans

Comic Sans nasce nel ‘94 dall’intuito di Vincent Connare, un amante dei fumetti DC: il suo font, dopo essere stato scartato per la prima versione di Windows, viene incluso nel fortunatissimo Windows 95: è il successo. Comic Sans, nonostante l’aspetto sciatto e impreciso, inizia ad apparire in comunicazioni ufficiali e nelle newsletter aziendali. Lo usa la Disney, il rapper Eminem e il Wall Street Journal, appare in una moneta commemorativa canadese e nel sito web dei Black Sabbath!

Il suo uso (o abuso) ha fatto nascere veri e proprio movimenti che ne ostracizzano l’utilizzo, soprattutto in situazioni dove un minimo di serietà è d’obbligo.

 

Trajan: un antico guerriero

Come un antico guerriero, se lo convincerete che lo scopo del suo impegno è cosa buona e giusta, si getterà nella mischia senza risparmiare colpi.
Il difficile sarà poi farlo smettere.

Trajan

È uno dei font più antichi della Storia: nasce infatti circa 1.900 anni fa per mano degli scalpellini dell’Antica Roma, che realizzarono l’incisione alla base della Colonna Traiana innalzata per celebrare la conquista della Dacia da parte dell’imperatore Marco Ulpio Nerva Traiano.

Il carattere viene riproposto in forma moderna nel 1989 dalla designer statunitense Carol Twombly: da allora, grazie alla sua natura classica, è utilizzato generosamente nel cinema e nell’editoria, per creare titoli di romanzi e film, soprattutto di carattere epico.

 

Bodoni: un affascinante equilibrio tra solida concretezza e voluttà sottile

Elegante e sempre a proprio agio in ogni situazione, espone con raffinata civetteria i contrasti della propria personalità, in un affascinante equilibrio tra solida concretezza e voluttà sottile.

Bodoni
La multinazionale IBM, la rivista Vogue, il marchio automobilistico Lancia, la firma Valentino e il gruppo rock dei Nirvana hanno qualcosa in comune: il loro logo, ideato utilizzando il font creato nel 1798 dal piemontese Giovanni Battista Bodoni.

Il Bodoni offre come caratteristica il forte contrasto tra lo spessore dei tratti principali e le sottili grazie, che si dispongono quasi perpendicolari rispetto al bastone: una rivoluzione rispetto a quelle rinascimentali, che si curvavano molto più dolcemente.

Per queste sue qualità grafiche, il Bodoni è considerato il primo carattere moderno.

 

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